
"L'ORDINE DEL DISCORSO E LE SUE VARIE PROCEDURE"
di Barbara Argirò, matr:107381, FSCC
"Nel discorso che devo oggi tenere, e in quelli che mi occorrerà tenere qui, forse per anni, avrei voluto poter insinuarmi surrettiziamente. Più che prendere la parola, avrei voluto esserne avvolto, e portato ben oltre ogni inizio possibile"
Paul Michel Foucault (Poitiers, 15 ottobre 1926 – Parigi, 25 giugno 1984) è stato uno storico e filosofo francese, uno tra i grandi pensatori del XX secolo. Una delle sue opere fondamentale, è: L'ordine del discorso, presentato alla lezione inaugurale del Collège de France negli anni '70.Nell'opera egli affronta, la potenza degli enunciati e i metodi che sono stati adottati nel corso della storia per controllare e organizzare i discorsi. Questo breve scritto, pubblicato in Francia nel 1971 costituisce ancor oggi, un documento di grande importanza. In esso, l'autore pone al centro delle proprie preoccupazioni , la questione dei rapporti tra discorso, verità e potere. Ne l'ordine del discorso Foucault analizza le varie forme di produzione del discorso nella società, che sono controllate e selezionate, in modo da scongiurarne i poteri e i pericoli. I discorsi perciò non proliferano liberamente, anche questi come altre sfere della vita sono sottoposti a controlli e limitazioni e sono il risultato di un ordine fatto, attraverso specifiche procedure.
Tra esse la prima è quella dell’interdetto. Non tutti possono parlare di tutto in qualsiasi circostanza. Tabù rituali, diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento: sono questi i tipi d’interdetto che rendono il discorso non accessibile a chiunque ed ovunque. Questo perché il discorso non è solo manifestazione o negazione di un desiderio, ma è elemento di lotta nel gioco di forze contrapposte, ovvero nelle dinamiche del potere. Gli interdetti formano una sorta di reticolo, che è più esposto nelle regioni della sessualità e della politica, dove sono più comuni discorsi poco trasparenti e puliti.
La seconda procedura d’esclusione è la follia. Più precisamente alla pertizione che veniva a crearsi tra la parola vera o non vera che il folle diceva. Esso può essere dimostato già dal Medioevo in Europa la parola del folle era la manifestazione della sua follia. Infatti lo sua parola o non era presa in considerazione, o se lo era, veniva ritenuta fonte di verità, come se avessero uno strano potere di prevedere il futuro. Oggi Il folle lo si ascolta e capisce tramite una rete di psicologi, psicoanalisti e medici che collaborano spesso con gli ospedali psichiatrici.
La terza procedura d'esclusione è quello del vero contro il falso. Essi sono concetti legati al corso della storia, e perciò in continuo movimento. Foucault considera quindi la volontà di verità degli uomini lungo il corso della storia. Egli parla dell'antica Grecia, dove il discorso era vero se era fatto dalle autorità legittimata secondo un preciso rito; un secolo dopo il discorso era vero in base a quel che effettivamente diceva, non era perciò importante ciò che "era" o "faceva", ma solamente ciò che "diceva". Ciò che conta, è come la società valorizza la verità. Il discorso della verità e quindi la volontà di verità, preme sugli altri discorsi. Secondo Foucault questa procedura è la più importante in quanto ingloba le altre due, infatti sià l'interdetto che la follia sono caratterizzate dal desiderio di verità.
Queste procedure d’esclusione non sono però le uniche. Esse sono attuate dall’esterno, vi sono anche procedure interne al discorso. Sono procedure che vogliono padroneggiare in una dimensione del discorso che Foucault chiama dell’evento (événement) e del caso.
-Il commento: Nella società esistono due tipi di discorsi: quelli che si dicono ma che non restano e passano nel momento in cui vengono enunciati; e quelli che restano e originano nuovi atti, che vengono trasmessi e possono anche variare. Dunque, i testi primari possono tornare, riattualizzarsi, moltiplicare e cambiare il proprio senso, costituendo allora, nuovi discorsi. Il commento deve dire per la prima volta quel che era stato detto e che non era stato detto. Il commento è un discorso che parte da un testo, dice cose anche diverse, ma ripropone il testo di partenza. Nel commento il nuovo non è in ciò che è detto, ma nell’evento del suo ritorno.
-L’autore: Foucault non intende per autore che scrive o recita un testo, ma l’autore come principio di raggruppamento dei discorsi, come unità di origine dei loro significati. La funzione dell’autore non è dipendente da chi realmente scrive un’opera ed è una funzione modificata nel tempo. Nel Medioevo infatti i testi, soprattutto scientifici, richiedevano un autore, perchè ciò era sinonimo di verità, a seconda a quale autore erano attribuiti era più facile classificarli come opere vere o false. In seguito ciò accadeva anche per i testi letterari e quelli non riconosciuti fino ad allora, dovevano essere appropriati a qualcuno.
-La disciplina: Tratta principi diversi da quelli dell'autore e del commento. Diverso dal primo, perchè la disciplina non è "scritta" da un autore ma è formata da un sistema di teorie; diverso dal secondo, perchè ogni disciplina deve creare nuove proposizioni e perciò non può basarsi su un senso che deve essere riscoperto e ripetuto. L a disciplina inoltre deve rivolgersi ad un piano di oggetti determinato ognuno in un settore specifico, perciò per appartenete ad una disciplina una proposizione deve trattare di un certo tipo di elementi teorici. Per l’Autore, la disciplina è un principio di controllo della produzione del discorso.
Un terzo gruppo di procedure di controllo colpisce le condizioni di messa in opera dei discorsiIl discorso: ‘una sorta di pensiero rivestito dei suoi segni e reso visibile dalle parole’. Per portare avanti il suo lavoro, l’Autore spiega i principi metodologici che intende seguire:
-principio di rovesciamento: si pensa che nel discorso ci siano delle figure positive come l'autore, la disciplina e la volontà di verità ma esse appaiono poi come un gioco negativo. Non sono infatti fonti da cui il discorso fluisce libero, ma fattori restrittivi di rarefazione del discorso.
-principio di discontinuità: i discorsi non sono illimitati ma sono pratiche discontinue, che si intrecciano, affiancano ma anche ignorano ed escludono.
-principio di specificità: il mondo non è complice della nostra conoscenza, bisogna concepire il discorso come una violenza che noi facciamo alle cose, esso non spiega quindi la natura del mondo e delle cose, è invece una pratica che si impone ad esse, non è una decifrazione del mondo.
-principio dell’esteriorità: bisogna spsi verso il nucleo del discorso, non verso le sue condizioni esterne, verso i suoi limiti.
Quest'opera di Foucault anche se breve ha segnato molto il panorama della filosofia del linguaggio. E' infatti un'opera di estrema attualità, che tratta di elementi presenti nel mondo del discorso, ma elementi a cui noi spesso non facciamo caso.
Parlando di me tessa, posso infatti affermare che, analizzando questo argomento ho riflettuto sui vari discorsi e sui vari meccanismi che essi implicano, trovandoli molto interessanti. Posso affermare che in un certo senso quest'opera è come se mi avesse "aperto gli occhi" sui vari meccanismi del discorso e perciò della comunicazione, alcune delle procedure che egli analizza sono infatti applicate nei nostri discorsi quotidiani, servirebbe solamente fermarsi a rifletterci un po' e non considerarli in modo superficiale. Ogni procedura, può a mio avviso, essere attualizzata e contestualizzata nella nostra società, tenendo comunque conto dei mutamenti storici, sociali e culturali. Anche se con delle differenze e con dei mutamenti tali meccanismi sono attualmente attivi nella prodizione dei discorsi.
Foucault tratta le procedure che servono per ottenere dei buoni discorsi, essi sono autosufficienti e non sono riconducibili a niente che è al di fuori di loro stessi.I discorsi si inseriscono però in una trama di rapporti di potere che caratterizzano ogni società essi comunque non dovrebbero essere destabilizzati e influenzati dalla minaccia del potere. E' proprio questo il punto in cui si inserisce l'opera di Foucault.
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