modalità d'esame

per tutti gli studenti che dovranno sostenere l'esame di
Filosofia del Linguaggio mod.B a.a. 2009/2010


si rende noto che

-Il numero di battute dei propri elaborati dovrà essere compreso tra 14000 e 16000

-Bisognerà postare i propri lavori 14 giorni prima dell'appello scelto per sostenere l'esame

l'indirizzo e-mail a cui chiedere l'autorizzazione per postare è:
foucaultbarthes0910@gmail.com

per non avere problemi con le autorizzazioni si invita gli studenti ad utilizzare un indirizzo gmail per inoltrare le proprie richieste
Gli studenti che hanno usato il proprio account @mondoailati.unical.it per postare su altri blog relativi agli esami di Informatica, sono pregati di creare COMUNQUE un nuovo account

Programma d'esame

cicli: 07 e precedenti
A partire dalla sessione di giugno 2010 il programma d'esame consiste nello studio di:
-M.P. Pozzato, Semiotica del testo, Carocci
-Barthes, Variazioni sulla scrittura-Il piacere del testo, Einaudi
-Foucault, Ordine del discorso
e nella stesura di un elaborato da postare sul blog

martedì 6 luglio 2010

Barthes e Freud: Il piacere

Si può trarre piacere dalla lettura di un testo allo stesso modo in cui soddisfiamo le nostre pulsioni fisiologiche? È possibile ritenere un testo alla pari di qualunque oggetto erotico che ci provoca piacere? I continui rimandi di Barthes alle concezioni freudiane del piacere e del desiderio, nonché i riferimenti espliciti alla psicanalisi, ci indirizzano esattamente verso quest’idea: il piacere,il godimento sono qualcosa di univoco,non importa che siano diretti verso un corpo fisico o verso una qualunque espressione artistica. Ma andiamo per gradi. Innanzitutto come si distingue un testo di piacere da un testo freddo, da un “testo-balbettio”? Barthes afferma che un testo di piacere non è solo un testo scritto nel piacere, dal momento che il piacere di uno scrittore non corrisponde necessariamente con quello del suo potenziale lettore, il testo deve dare la prova di desiderare il lettore,di sceglierlo attraverso una serie di elementi dispersi nel testo. Ma il testo di piacere non va confuso con il testo di godimento. Barthes riconosce fra questi due testi una sorta di ambiguità per cui essi tenderebbero per alcuni versi ad identificarsi ma in realtà esistono delle differenze precise. Quando parliamo del testo di piacere ci riferiamo alla capacità di quest’ultimo di soddisfarci, di appagarci,esso è legato ad una tipologia di lettura confortevole del tutto in accordo con la nostra cultura. Il testo di godimento da questo punto di vista è esattamente l’inverso, esso ci sconforta, ci mette in uno stato di perdita , fa di tutto per far vacillare i nostri punti di riferimento, riesce a metterci totalmente in crisi. Esiste inoltre un'altra differenza che si fonda a partire da alcuni assunti psicanalitici per cui il piacere è dicibile,il godimento no. A partire da Lacan a Leclaire entrambi hanno affermato che il godimento rimane interdetto a chi parla, tutt’al più può essere espresso fra le righe. È per questo motivo che la critica dei testi si basa solo sui testi di piacere ed è sempre storica o prospettica. Il presente del godimento non si può spiegare a parole poiché la critica si basa sempre su delle radici culturali che mancano totalmente al godimento. La lettura del testo di godimento ha in se qualcosa di perverso: “So bene che sono solo parole,ma con tutto ciò…” , ci lasciamo trasportare da quella finzione come se fosse reale e in un attimo tutti quelli che sono i gusti, i valori, i ricordi del lettore, vengono persi di vista. Barthes definisce il lettore come una sorta di controeroe che nel momento del piacere costruisce uno spazio personale e completamente asociale in cui abolisce tutte le barriere imposte dall’esterno che rifiutano i prinpici dell’illogicità e della contraddizione. È una sorta di eterno conflitto fra l’Io e il Superio. Freud meglio di chiunque altro ha messo in luce questo contrasto affermando che la vita psichica deve essere intesa in termini di pulsioni,prevalentemente di carattere sessuale,che sono una sorta di energia interna che deve essere in un modo o nell’altro scaricata onde evitare di star male. Freud definisce questa energia libido. Secondo lo psicanalista nella nostra psiche convivono due principi che sono il principio del piacere e il principio della realtà. Il primo tende a soddisfare la libido,l’altra la contrasta per far integrare l’individuo nel contesto sociale. Ne deriva che col tempo le diverse autorità a partire dalla figura paterna ci portano a reprimere le nostre passioni tanto da rimodellare il nostro io e il nostro comportamento per essere ben accetti all’interno della società. È la vittoria dell’apollineo nietzschiano sul dionisiaco, la vittoria della razionalità e della società sugli impulsi irrazionali e vitalistici dell’individuo, una sorta di dovere kantiano che ci impedisce di fare ciò che l’Io vorrebbe fare. Ma esiste un luogo indisturbato in cui è ancora possibile soddisfare i propri istinti e questo luogo è il corpo testuale. A quanto pare per Barthes anche ciò che spinge uno scrittore a produrre un testo non è altro che un ripiego rispetto a un impulso non soddisfatto. “Folle non posso, sano non degno,nevrotico sono” scrive Barhes. I testi vengono scritti per incanalare quello stato di nevrosi che scaturisce dall’impossibilità di rispondere alle nostre esigenze, alle nostre richieste, così che l’autore si rifugia nel testo e quello che ne risulta sono dei testi paradossalmente invitanti che riescono a sedurre il lettore. “L’opera in fondo sarebbe scritta da un gruppo socialmente deluso o impotente … la letteratura sarebbe l’espressione di questa delusione”.La nevrosi per Freud derivava essenzialmente da questo. I nostri istinti per quanto possano essere repressi o limitati dalle regole esterne non potranno mai essere eliminati del tutto perché fanno parte del nostro modo di essere. Ne consegue che affinchè l’individuo viva in uno stato di equilibrio interno ha bisogno comunque di esternare i suoi impulsi, non importa se ciò avviene attraverso una forma d’arte o meno. È proprio la mancanza di equilibrio secondo Freud, a scatenare quei conflitti psicologici interni che a lungo andare provocano appunto condizioni di nevrosi, di isteria o addirittura dei traumi. Neanche il lettore, secondo Barthes, si può ritenere esente da queste forme di nevrosi. Esistono infatti, secondo il filosofo, quattro tipologie di lettore in base al rapporto che si instaura fra la nevrosi e la forma allucinata del testo:

· Il feticista,ama il testo in quanto spezzettato,ritagliato,prova piacere per le singole parole.

· L’ossessivo,quelli per cui il linguaggio ritorna di cui fanno parte logofili, linguisti,semiologi,filologi ecc.

· Il paranoico,ama i testi che assumono la forma del ragionamento,i testi tortuosi

· L’sterico,si getta nel testo prendendolo per oro colato.

Ma questo non è l’unico aspetto per cui associamo Freud a Barthes. Quando parliamo di testo ci riferiamo ad esso come se esso fosse un corpo costituito da diverse zone erogene, proprio come un corpo umano. Alcuni eruditi arabi, afferma Barthes, definiscono il testo come corpo certo. Il testo non è solo un corpo nel senso in cui lo intendono i grammatici ma è anche un corpo di godimento costituito da relazioni erotiche e che non ha nessun rapporto col testo in senso fisico. Infatti il piacere del testo non si può ridurre alla sua grammatica così come il piacere corporeo non si può ridurre al semplice bisogno fisiologico. Quando leggiamo un testo trasferiamo il nostro corpo erotico nel testo in modo che esso assuma una forma umana e lo lasciamo libero di soddisfare i propri bisogni. Non solo, nel processo di lettura il testo diventa un oggetto di piacere alla pari di tutti gli altri , e ciò può avvenire in due modi differenti : Associando il testo a qualunque piacere della vita oppure identificandolo come uno dei luoghi o dei momenti della nostra perversione. Ora secondo Barthes queste due modalità andrebbero unificate in modo da eliminare quell’apparente contrapposizione fra vita pratica e vita contemplativa. Un corpo testuale però non necessariamente deve appagarci, viceversa un testo può rimanere nella sfera del semplice e puro Desiderio. Il desiderio è quello che caratterizza un testo erotico rispetto a un semplice testo. Barthes sottolinea questa differenza anche all’interno di un'altra sua opera ovvero ne “La camera chiara” , dove in alcuni passi, analizzando una fotografia erotica realizzata da Mapplethorpe afferma che essa, a differenza delle foto pornografiche in cui l’intento è semplicemente quello di ostentare il sesso, lascia spazio all’immaginazione andando al di fuori della sua cornice. È un po’ la stessa differenza tra raffigurazione e rappresentazione teorizzata da Barthes a proposito dei testi, ma ci tornerò più tardi. “La parte più erotica di un corpo non è forse dove l’abito si dischiude?” E’ a partire da questa affermazione che Barthes spiega l’analogia tra l’erotismo di un corpo e quello prodotto da una forma d’arte. Egli afferma che come un corpo erotico si caratterizza per il fatto che non mostra tutto ma vi è una sorta di gioco di apparizione- sparizione, o come afferma la psicanalisi, di intermittenza, così un testo erotico è proprio quello che ci non presenta subito la verità, per cui siamo animati dal desiderio di conoscere la fine della storia. Ci comportiamo, dice Barthes, come degli spettatori di cabaret che saliamo improvvisamente sul palco per accelerare lo strip-tease della ballerina. Allo stesso modo imponiamo il ritmo ai nostri testi,più il desiderio di conoscenza è forte più siamo portati a sorvolare quelle parti del testo che riteniamo poco funzionali a svelare la verità, per cui leggiamo rapidamente descrizioni, conversazioni ecc. Se da un lato quindi l’erotismo è rappresentato da un sogno da collegiale,quello di vedere il sesso, dall’altra viviamo il desiderio molto più intellettuale della soddisfazione romanzesca. È per questo che Barthes preferisce i racconti brevi. I testi devono essere necessariamente corti per lasciare spazio al desiderio, all’immaginazione prodotta da ciò che l’autore non scriverà mai. Le opere erotiche sono quelle che rappresentano un attesa, non tanto la scena erotica in se, ed è per questo che quando ci troviamo di fronte alla scena che attendevamo ci sentiamo delusi. A quanto pare il Desiderio, a differenza del Piacere sarebbe maggiormente accettato tanto da avere,a differenza dell’ultimo, una sua dignità epistemica. Questo appare strano dal momento che il Desiderio non è mai appagato e pure sia la politica che la psicanalisi considerano il Piacere come qualcosa di negativo. Tutte le filosofie lo hanno rimosso, persino Nietzsche ha affermato che l’edonismo è un pessimismo e all’interno della società cerca di essere eliminato in favore di valori più nobili come la Verità,la Gioia ecc. Il corpo erotico,come accennavo prima,si presenterebbe nella modalità della raffigurazione all’interno del testo. Attraverso la raffigurazione per esempio l’autore potrebbe apparirmi indirettamente,potrei concepire un desiderio verso un personaggio del romanzo o ancora concepire il testo come spezzettato in tanti luoghi erotici. Con la rappresentazione invece, non solo parteciperebbero altri sensi oltre a quello del desiderio, per di più ogni elemento rimarrebbe all’interno della sua cornice, tutto sarebbe già stato detto o mostrato al suo interno. È il carattere erotico di alcuni testi a far si che essi possano essere associati ai sogni, nel modo in cui Freud li intende. Freud ha dedicato gran parte della sua carriera alla zona inconscia della nostra psiche. I sogni sono forse il luogo in cui il nostro inconscio si manifesta più di frequente e in cui riversiamo i nostri desideri, le nostre paure più nascoste. Freud ha dedicato un intera opera a questa tematica,forse la più famosa,il cui titolo è “L’interpretazione dei sogni” . In questo scritto Freud afferma che nei sogni si vengono a manifestare dei contenuti rimossi della nostra psiche, ma tutto ciò non avviene in maniera esplicita ma secondo uno spostamento per cui il significato di questi contenuti viene ad essere associato ad altri oggetti o simboli senza una relazione apparente. Da qui la distinzione fra significato manifesto e significato latente, ciò che sogniamo e il suo significato nascosto. Nei sogni così come nei testi erotici quindi possiamo individuare un attesa, un desiderio insoddisfatto che si manifesta però sotto altre forme apparentemente incongruenti col desiderio stesso. Il sogno, dice Barthes, è un aneddoto incivile fatto con sentimenti civilizzatissimi. Il sogno esprime dunque dei sentimenti assolutamente comuni , solo che il modo il cui questi vengono espressi fa si che essi non appaiano in maniera esplicita. Lo stesso avviene all’interno del testo,la differenza è che nel testo può avvenire anche il contrario: “un aneddoto leggibilissimo con sentimenti impossibili”. Rimane comunque fermo il fatto che attraverso il testo o attraverso il sogno raggiungiamo lo stesso fine : L’appagamento di un desiderio. Il godimento però può essere raggiunto anche in altro modo. Afferma Freud : “Nell’adulto , la novità costituisce sempre la condizione del godimento”. Dal punto di vista testuale è lo stesso dal momento che ogni valutazione su un testo si basa sempre sull’opposizione Vecchio-Nuovo. Il Vecchio rappresenta il linguaggio ripetuto,quello che tutte le istituzioni ci trasmettono continuamente fino a farlo diventare uno stereotipo. Quando però all’interno di questi stereotipi si presenta il Nuovo, esso appare sempre in maniera più marcata ed esso è fonte di godimento. Il nuovo è quindi un eccezione che si distacca da tutto ciò che è socialmente condiviso, dalle regole, dalle ideologie, è l’Es freudiano che vince sul Superio. È proprio per questo che il godimento è asociale. La lettura è questo. Un momento privato in cui entriamo in contatto con lato più intimo del nostro io. Quello che avviene è quello che Freud definirebbe transfert. Durante la sua attività medica le sue pazienti finivano per innamorarsi di lui. Quello che apparentemente sembrava qualcosa di negativo si rivelò invece utile poiché facilitava la liberazione da quelle barriere che impedivano di accedere alla parte più profonda della personalità. Lo stesso avviene quando ci troviamo di fronte a un testo di piacere. Il sentimento amoroso è una delle forme attraverso il quale si manifesta il godimento. Provare amore verso un testo ci libera dalla razionalità per dare sfogo ai nostri istinti, ai nostri desideri. Non importa quanto essi siano illogici,senza senso, quanto si oppongano alle ideologie, ai valori, alle regole. Essi possono essere vissuti proprio perché il testo rappresenta un luogo sicuro, tranquillo, un luogo in cui, come afferma Barthes, ci si distacca dalla guerra dei linguaggi,dei socioletti, delle finzioni. La finzione è quel linguaggio che,essendo accettato dalla comunità, si diffonde in ogni ambito della vita sociale diventando doxa. Il testo di piacere è estraneo a questo conflitto,l’unica cosa che possiamo dire di fronte ad esso è : “è così,è questo per me”. L’emozione che proviamo non ha niente a che vedere con l’autore, con la lingua,col la cultura o con la società. È il nostro inconscio che parla, che si intravede nei testi,la soggettività che prevale sulla socialità.




"L'ORDINE DEL DISCORSO E LE SUE VARIE PROCEDURE"
di Barbara Argirò, matr:107381, FSCC


"Nel discorso che devo oggi tenere, e in quelli che mi occorrerà tenere qui, forse per anni, avrei voluto poter insinuarmi surrettiziamente. Più che prendere la parola, avrei voluto esserne avvolto, e portato ben oltre ogni inizio possibile"


Paul Michel Foucault (Poitiers, 15 ottobre 1926 – Parigi, 25 giugno 1984) è stato uno storico e filosofo francese, uno tra i grandi pensatori del XX secolo. Una delle sue opere fondamentale, è: L'ordine del discorso, presentato alla lezione inaugurale del Collège de France negli anni '70.Nell'opera egli affronta, la potenza degli enunciati e i metodi che sono stati adottati nel corso della storia per controllare e organizzare i discorsi. Questo breve scritto, pubblicato in Francia nel 1971 costituisce ancor oggi, un documento di grande importanza. In esso, l'autore pone al centro delle proprie preoccupazioni , la questione dei rapporti tra discorso, verità e potere. Ne l'ordine del discorso Foucault analizza le varie forme di produzione del discorso nella società, che sono controllate e selezionate, in modo da scongiurarne i poteri e i pericoli. I discorsi perciò non proliferano liberamente, anche questi come altre sfere della vita sono sottoposti a controlli e limitazioni e sono il risultato di un ordine fatto, attraverso specifiche procedure.

Tra esse la prima è quella dell’interdetto. Non tutti possono parlare di tutto in qualsiasi circostanza. Tabù rituali, diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento: sono questi i tipi d’interdetto che rendono il discorso non accessibile a chiunque ed ovunque. Questo perché il discorso non è solo manifestazione o negazione di un desiderio, ma è elemento di lotta nel gioco di forze contrapposte, ovvero nelle dinamiche del potere. Gli interdetti formano una sorta di reticolo, che è più esposto nelle regioni della sessualità e della politica, dove sono più comuni discorsi poco trasparenti e puliti.

La seconda procedura d’esclusione è la follia. Più precisamente alla pertizione che veniva a crearsi tra la parola vera o non vera che il folle diceva. Esso può essere dimostato già dal Medioevo in Europa la parola del folle era la manifestazione della sua follia. Infatti lo sua parola o non era presa in considerazione, o se lo era, veniva ritenuta fonte di verità, come se avessero uno strano potere di prevedere il futuro. Oggi Il folle lo si ascolta e capisce tramite una rete di psicologi, psicoanalisti e medici che collaborano spesso con gli ospedali psichiatrici.

La terza procedura d'esclusione è quello del vero contro il falso. Essi sono concetti legati al corso della storia, e perciò in continuo movimento. Foucault considera quindi la volontà di verità degli uomini lungo il corso della storia. Egli parla dell'antica Grecia, dove il discorso era vero se era fatto dalle autorità legittimata secondo un preciso rito; un secolo dopo il discorso era vero in base a quel che effettivamente diceva, non era perciò importante ciò che "era" o "faceva", ma solamente ciò che "diceva". Ciò che conta, è come la società valorizza la verità. Il discorso della verità e quindi la volontà di verità, preme sugli altri discorsi. Secondo Foucault questa procedura è la più importante in quanto ingloba le altre due, infatti sià l'interdetto che la follia sono caratterizzate dal desiderio di verità.

Queste procedure d’esclusione non sono però le uniche. Esse sono attuate dall’esterno, vi sono anche procedure interne al discorso. Sono procedure che vogliono padroneggiare in una dimensione del discorso che Foucault chiama dell’evento (événement) e del caso.

-Il commento: Nella società esistono due tipi di discorsi: quelli che si dicono ma che non restano e passano nel momento in cui vengono enunciati; e quelli che restano e originano nuovi atti, che vengono trasmessi e possono anche variare. Dunque, i testi primari possono tornare, riattualizzarsi, moltiplicare e cambiare il proprio senso, costituendo allora, nuovi discorsi. Il commento deve dire per la prima volta quel che era stato detto e che non era stato detto. Il commento è un discorso che parte da un testo, dice cose anche diverse, ma ripropone il testo di partenza. Nel commento il nuovo non è in ciò che è detto, ma nell’evento del suo ritorno.

-L’autore: Foucault non intende per autore che scrive o recita un testo, ma l’autore come principio di raggruppamento dei discorsi, come unità di origine dei loro significati. La funzione dell’autore non è dipendente da chi realmente scrive un’opera ed è una funzione modificata nel tempo. Nel Medioevo infatti i testi, soprattutto scientifici, richiedevano un autore, perchè ciò era sinonimo di verità, a seconda a quale autore erano attribuiti era più facile classificarli come opere vere o false. In seguito ciò accadeva anche per i testi letterari e quelli non riconosciuti fino ad allora, dovevano essere appropriati a qualcuno.

-La disciplina: Tratta principi diversi da quelli dell'autore e del commento. Diverso dal primo, perchè la disciplina non è "scritta" da un autore ma è formata da un sistema di teorie; diverso dal secondo, perchè ogni disciplina deve creare nuove proposizioni e perciò non può basarsi su un senso che deve essere riscoperto e ripetuto. L a disciplina inoltre deve rivolgersi ad un piano di oggetti determinato ognuno in un settore specifico, perciò per appartenete ad una disciplina una proposizione deve trattare di un certo tipo di elementi teorici. Per l’Autore, la disciplina è un principio di controllo della produzione del discorso.

Un terzo gruppo di procedure di controllo colpisce le condizioni di messa in opera dei discorsiIl discorso: ‘una sorta di pensiero rivestito dei suoi segni e reso visibile dalle parole’. Per portare avanti il suo lavoro, l’Autore spiega i principi metodologici che intende seguire:

-principio di rovesciamento: si pensa che nel discorso ci siano delle figure positive come l'autore, la disciplina e la volontà di verità ma esse appaiono poi come un gioco negativo. Non sono infatti fonti da cui il discorso fluisce libero, ma fattori restrittivi di rarefazione del discorso.

-principio di discontinuità: i discorsi non sono illimitati ma sono pratiche discontinue, che si intrecciano, affiancano ma anche ignorano ed escludono.

-principio di specificità: il mondo non è complice della nostra conoscenza, bisogna concepire il discorso come una violenza che noi facciamo alle cose, esso non spiega quindi la natura del mondo e delle cose, è invece una pratica che si impone ad esse, non è una decifrazione del mondo.

-principio dell’esteriorità: bisogna spsi verso il nucleo del discorso, non verso le sue condizioni esterne, verso i suoi limiti.


Quest'opera di Foucault anche se breve ha segnato molto il panorama della filosofia del linguaggio. E' infatti un'opera di estrema attualità, che tratta di elementi presenti nel mondo del discorso, ma elementi a cui noi spesso non facciamo caso.
Parlando di me tessa, posso infatti affermare che, analizzando questo argomento ho riflettuto sui vari discorsi e sui vari meccanismi che essi implicano, trovandoli molto interessanti. Posso affermare che in un certo senso quest'opera è come se mi avesse "aperto gli occhi" sui vari meccanismi del discorso e perciò della comunicazione, alcune delle procedure che egli analizza sono infatti applicate nei nostri discorsi quotidiani, servirebbe solamente fermarsi a rifletterci un po' e non considerarli in modo superficiale. Ogni procedura, può a mio avviso, essere attualizzata e contestualizzata nella nostra società, tenendo comunque conto dei mutamenti storici, sociali e culturali. Anche se con delle differenze e con dei mutamenti tali meccanismi sono attualmente attivi nella prodizione dei discorsi.
Foucault tratta le procedure che servono per ottenere dei buoni discorsi, essi sono autosufficienti e non sono riconducibili a niente che è al di fuori di loro stessi.I discorsi si inseriscono però in una trama di rapporti di potere che caratterizzano ogni società essi comunque non dovrebbero essere destabilizzati e influenzati dalla minaccia del potere. E' proprio questo il punto in cui si inserisce l'opera di Foucault.