Roland Barthes e il piacere del testo .
Il rapporto lettore - testo : tra piacere e godimento .
Personalità di spicco del 900 francese ed europeo, Roland Barthes nasce a Cherborg il 12 novembre del 1915 e, dopo una vita divisa tra studio, ricerca e problemi di salute, muore a Parigi il 26 marzo del 1980 .
Tra i suoi scritti figurano in egual misura opere di linguistica, di critica letteraria nonchè un considerevole numero di saggi .
Tra i temi che più lo attraevano è impossibile non notare l' interesse per le relazioni tra miti e feticci della realtà contemporanea e le istituzioni sociali oltre che per il rapporto di incontro - scontro tra la lingua ( intesa come patrimonio collettivo ) ed il linguaggio individuale .
Nel corso della sua vita si occupa di scrivere, tra le altre cose, anche della scrittura stessa .
La definisce " La scienza dei godimenti del linguaggio " sostendo il suo ruolo di "pratica" in quanto è generatrice di testi, esempi di ars erotica e non di mero metalinguaggio.
Oggetto dello studio della scienza dei godimenti del linguaggio è la scrittura stessa, quindi .
Scrittura intesa come insieme di segni tramite i quali creare testi .
Tra il 1971 e il 1973 Barthes scrive il breve volume "Il Piacere del testo" ( "Le Paisir du texte" in lingua originale ) .
Di cosa si occupa lo scrittore nel libro in esame ?
Ebbene, è presto detto : il tomo tratta del piacere .
Ma non di un piacere qualunque bensì di quello che provoca, nei lettori, la lettura di un testo .
Un testo che nasce dal semplice bisogno di scrittura da parte del suo autore .
Un bisogno di esternare, un bisogno di comunicare con il lettore che sta " dall' altra parte " .
E il lettore, da parte sua, percepisce il testo come fosse un corpo, un oggetto che genera piacere .
Un piacere di difficile definizione, quasi inesprimibile per sua stessa natura e per di più spesso associato - o peggio confuso - con il godimento ( nonostante non esista ad ora una parola che associ, l' uno all' altro, i due termini ) .
Nella sua opera l' autore tiene ad evidenziare in modo netto le sostanziali differenze che intercorrono tra i due concetti .
Per parlare di " godimento " dobbiamo introdurre un termine poco noto, un termine al quale il concetto di godimento è strettamente legato : il " fading " .
Si potrebbe tradurre il termine " fading " con le parole " svanire " o " sbiadire " .
Il termine si riferisce ad un segnale elettromagnetico che ci giunge in maniera discontinua .
Il godimento è assenza, perdita, mancamento, discontinuità, phatos emozionale portato al suo eccesso .
Lo troviamo nella possibilità o meno di poter scoprire e comprendere il fine dell' autore del testo che stiamo leggendo .
Nel rischio di non riuscire a cogliere il senso nascosto dietro le parole usate dallo scrittore, dietro schemi invisibili innalzati da colui che ha creato la realtà in cui ci immergiamo quando leggiamo .
L' imprevedibilità .
È questo che differenzia il godimento dal piacere.
Dopotutto il godimento, per attirare a se, sfrutta questa sua apparente debolezza come fosse una forza, un' attrattiva .
Quasi promettesse il piacere perverso e un pò macabro della perdizione .
E se il mancamento è il fulcro del godimento, il piacere al contrario è invece associabile ad un intenso appagamento, ad una piena soddisfazione .
Non si tratta però di un piacere di tipo trionfante .
Il piacere è qualcosa di estremamente più delicato, sottile.
Si potrebbe dire " mentale " .
È qualcosa di impalpabile e, in un certo senso, nemmeno esistente dato che si poggia quasi esclusivamente sulle aspettative e l' immaginazione del lettore .
Ma andiamo per gradi . . .
Si può parlare di piacere nei confronti di quel testo che consente al lettore una lettura godibile .
Un testo che si legge facilmente, anche .
Questo perchè se si legge gradevolmente e senza sforzo una frase, un periodo oppure un racconto è sicuramente da attribuire al fatto che chi ha scritto ciò lo ha fatto nel piacere .
Il panorama letterale mondiale è pieno di testi noiosi e balbettanti, scritti senza alcun piacere .
Somigliano al balbettio degli infanti e son privi della loro gaia innocenza .
Al contrario sembrano forzatamente frenati e sgraziati .
Al punto tale da essere considerati frigidi,
Oltre questo, il piacere del testo è dato dall' interesse e dal modo in cui si guarda al " corpo del testo ".
Mi spiego meglio : fondamentalmente Barthes ci offre un' innovativa e quanto mai affascinante analogia tra il testo scritto e il corpo umano .
L' autore si esprime come se il lettore dovesse venire coinvolto dal testo al punto tale da interessarsene come se questo avesse una sua vera e propria anatomia .
Come se si trattasse un corpo reale .
Un corpo da cui trarre godimento .
Considerando uno scritto come fosse un corpo vero e proprio non è follia, allora, cercar di capire come cercare il piacere in un testo comparando, il suddetto piacere, al piacere che si può trarre nel rapportarsi carnalmente con l' altrui corpo umano .
In fondo il testo è un corpo e il lettore è un altro corpo .
Nulla di più naturale che due corpi si attraggano irresistibilmente .
Uno scrittore che scrive nel desiderio desidera che il suo testo venga desiderato da chi lo leggerà.
E, per quanto strano possa apparirci, il lettore stesso custodisce il desiderato di essere desiderato dal testo .
Il pensiero che il testo esista per dargli piacere, per soddisfare lui e lui soltanto lo attrae incredibilmente e gli permette di raggiungere con esso un rapporto di simbiosi difficile da raggiungere con un altro tipo di " entità " inanimata .
Stabilito ciò arriviamo al punto focale del pensiero di Barthes a riguardo .
Dimentichiamo per un attimo che ciò di cui stiamo parlando non è che una serie di parole, una serie di frasi .
Pensiamo al corpo .
E cosa c'è di più seducente in un corpo - ci fa notare smaliziatamente l'autore - se non quelle zone dove l' abito si dischiude ?
Nessuna nudità completa, nessuna scena imbarazzante, nessun azzardo .
Possiamo definirla, forse, perversione ?
Eppure non si tratta che di una rapidissima e sorprendente intermittenza tra coperto e scoperto Basta questo ad attirare l' attenzione .
Questo perché, per il lavorio di una mente allenata all' immaginazione ( come può esserlo quella di un lettore ) , le zone erogene non sono che un mero feticcio .
Ciò che realmente lo affascina, ciò che lo attrae, è quel sottile lembo di pelle che si intravede, quasi inaspettatamente, tra due capi d' abbigliamento . . .
In realtà è il " vedo - non - vedo " che seduce l' occhio di chi osserva .
È l' intermittenza di una apparizione - sparizione, pari a quella di un corpo coperto da una camicia aperta, ciò che porta realmente il lettore a ricercare il piacere .
È immaginare, sperare, cercare e infine scoprire ( termine dopo termine, pagina dopo pagina ) ciò che l' autore del testo che stiamo leggendo vuole mostrarci . . .
Cosa può esserci di più attraente per un lettore appassionato che la completa comprensione, l'impossessarsi del segreto ultimo del testo che ama?
Si verifica un fenomeno estremamente interessante in questo frangente .
Lo si definisce " tmesi " ( termine greco che può essere tradotto con la parola " taglio " ) ed è qualcosa che un autore non può prevedere o di cui, quanto meno, non può prevedere la portata e l' intensità perchè ha un effetto diverso a seconda del lettore che la " utilizza " .
Vediamo di cosa si tratta .
Nel momento in cui si rapporta con un' opera che lo coinvolge profondamente è naturale, per ogni lettore degno di questo appellativo, desiderare di giungere alla fine del testo .
Il suo scopo è terminare il racconto che lo tiene con il fiato sospeso e che gli impedisce di pensare ad altro che non abbia a che fare con esso .
Eppure, allo stesso tempo, il nostro lettore desidera che ciò avvenga in maniera graduale .
La soluzione non deve essere troppo palese, troppo a portata di mano .
Perché è l' intermittenza ciò che seduce .
Vuole che il finale si dischiuda poco a poco ai suoi occhi .
Desidera anelarlo, cercarlo, quasi implorarlo .
Il momento in cui possiamo parlare di piacere del testo è proprio questo .
La lettura del testo, di quel testo, non è più un semplice passatempo al quale dedicare sommaria attenzione .
Si tratta di una ricerca .
Una febbrile ricerca del piacere .
La graduale ma volontariamente lenta rivelazione dei tratti salienti della trama fa si che il ritmo della lettura cambi considerevolmente : in maniera del tutto autonoma ( e alle volte irrispettosa dei desideri dell' autore stesso ) il lettore comincia con l' ignorare le parti del testo che giudica meno utili ai fini della comprensione della trama di fondo e, naturalmente, del raggiungimento della parte della storia che più lo interessa .
Inizialmente si limiterà con il leggere velocemente o a sorvolare le lunghe descrizioni .
Poi si arrogherà la libertà di trattenersi dal leggere i dialoghi troppo prolissi .
Infine arriverà al punto di tralasciare anche pagine intere legate ai personaggi che meno lo coinvolgono .
L' avidità con cui il lettore divora il testo pagina dopo pagina nasconde il desiderio di arrivare al più presto al " momento clou " allo stesso modo in cui solitamente, nel rapporto fisico, si comincia con un andamento relativamente lento per poi ritrovarsi ad agire con un ritmo incalzante finalizzato all' appagamento del piacere nel minor tempo possibile.
Ecco dunque la tmesis che, come un taglierino tra le mani del lettore, smussa gli angoli del testo, elimina ciò che è superfluo o almeno di scarso interesse .
E il lettore non è quasi più interessato alla iniziale, e dunque reale, struttura del testo .
Ciò che lo affascina, a questo punto, è la possibilità di scalfire il testo a suo piacimento .
Di decidere cosa deve dargli piacere o meno ,
Decidere autonomamente ciò che il testo è o non è .
In ultima istanza, stando a ciò che sostiene Barthes, il lettore finirà comunque con il ritrovarsi al cospetto di due possibilità di testo .
Da una parte il testo di piacere .
Dall' altra il testo di godimento .
Il testo di piacere lo soddisfa, lo appaga, lo rende felice in quanto, con la sua ripetitività, è qualcosa di assolutamente rassicurante .
Il lettore non fatica nel coglierlo perchè è qualcosa di molto " naturale " , molto fluido : lo scrittore che crea un testo di piacere scrive nel piacere e riesce a trasmetterlo al suo lettore .
Non è sempre così semplice, però .
Alle volte viene a crearsi una distanza tale tra lo scrittore e il lettore da rendere difficile quella che nel testo di piacere era la " naturale trasmissione " di sensazioni tra scrittore e lettore .
Si crea uno spazio .
Uno spazio che fa si che la lettura del testo non ristagni nella comprensione assoluta .
Questo spazio è il godimento del testo che fa si che il gioco della lettura non si interrompa con la fine del testo, con l'arrivo alla conclusione della vicenda .
Nel testo di godimento il lettore non legge per essere accontentato : quell' enorme spazio lasciato aperto gli provoca una sensazione di perdita, lo sconforta e lo sconvolge a livello intimo dato che tutto ciò cambia i suoi valori, modifica il modo di rapportarsi al linguaggio mettendo addirittura in discussione i canoni di ciò che piace e di ciò che normalmente non dovrebbe piacere affatto .
Un piccolo e probabilmente sfacciato azzardo personale .
Sempre continuando con l' analogia del " testo come corpo " e del rapporto tra testo e lettore come il rapporto fisico tra due corpi reali, potremmo forse dire che se nel rapporto tra testo di piacere e lettore il testo esiste per accontentare placidamente il suo lettore, il testo di godimento, al contrario, è il componente dominante della coppia, colui che decide le modalità, i tempi e, soprattutto, le distanze per giungere all' appagamento .
Il suo scopo non è essere mero strumento di appagamento per il lettore .
Compiacerlo in maniera unilaterale non è la sua raison d' etre .
Semmai sta al lettore rapportarsi ad esso .
Modificare il suo modo di vedere le cose, rispettare degli " spazi " non voluti direttamente da lui, completare la lettura e magari vedere il suo piacere non pienamente soddisfatto .
Trovo sia affascinante questo perverso rapporto di quasi sudditanza del lettore nei confronti del testo che in fin dei conti è qualcosa che in origine avrebbe dovuto essere solo un mezzo di piacere .
Ad ogni modo possiamo ritrovare venature di perversione anche nelle diverse classificazioni del piacere che Barthes ci propone .
Di fatti possiamo dire che probabilmente la lettura più perversa in cui un lettore possa imbattersi è quella di un testo o di un' immagine tragica .
La perversione si nasconde nel piacere che si prova nell' ascoltare, nel leggere oppure nel guardare qualcosa di cui si conosce già la fine, lo scopo, il senso ultimo .
Il piacere nasce non dal testo o dall' immagine in sè .
Ciò che crea piacere è la sicurezza, la soddisfazione nel rivivere qualcosa che conosciamo bene, che non ci offre sorprese sgradevoli o semplicemente inaspettate .
Il ripetersi rassicurante di qualcosa sempre uguale a se stessa culla il lettore trattenendolo in uno stato simile a quello di un feto nell' utero materno : racchiuso nel suo personale mondo privo di sorprese ma, allo stesso tempo, rinchiuso in uno spazio limitato beandosi di qualcosa che già conosce e che quindi non influirà in nessun modo con il suo essere e non modificherà il suo modo di trarre piacere da qualcosa di esterno .
Un tale atteggiamento potrebbe essere deleterio a lungo andare perchè finirebbe con l' annichilire la capacità e, soprattutto, con il desiderio di trovare piacere in un testo .
Barthes porta in esempio in popolo francese riguardo questo concetto .
A quanto pare un francese su due non legge .
Un pò come a dire che metà dei francesi non trova piacere nel rapportarsi con un testo .
Tuttavia, a lungo andare, potrebbe accadere che quella percentuale di popolazione che adesso si limita ad evita il confronto con il testo in futuro non sarà più in grado di rapportarcisi autonomamente .
Davvero un peccato che la ricerca del piacere attraverso un testo non ottenga più che pochi consensi .
Soprattutto agghiacciante che questa realtà non si limiti ad una sola zona ( come poteva esserlo la Francia a cui si riferiva Barthes ) ma che dilaghi ormai nella quasi totalità della società attuale come fosse un male endemico .
Possibile che la fruizione del piacere del testo non delizi più che pochi eletti ?