semiotica e televisione
oggi esistono tante analisi semiotiche di testi televisivi,ma malgrado ciò è significativo che ancora non sia stata fatta una riflessione metodologica unitaria e articolata su questo campo. I testi televisivi sono a livello semiotico complessi,molto più di quelli cinematografici,anche se di solito sono considerati mneo artistici dei film.L'analisi semiotica della televisione è votata ad una dimensione macro: diffcilmente vi potranno essere apllicate con finezza le categorie narrative,discorsive introdotte nelle lezioni precedenti. A mio avviso,per poter fare un analisi semiotica della televisione,bisogna avere una buona competenza su questo genere. La natura della programmazione,si è evoluta verso una direzione di una generale fluidificazione. Tutto questo, viene trasmesso più ritmato e meno segmentabile rispetto al passato. Con il passare del tempolo stile diventa uniforme,sia per il tono che per il ritmo di discorsi e musica;infine diventa necessario rendere riconoscibile una data sezione della programmazione più tradizionale,per i testi televisivi come quelli socio-semiotici,è spesso difficile trovare criteri testuali di chiusura. I semiotici possono confrontare i proprio risultati con quelli di altre discipline:ad esempio andare a verificare se l'analisi di un corpus di programmi,porti a risultati compatibili rispetto ad un pezzo di telespettatori intervistati. Solitamente l'analisi del programma è compatibile con il giudizio del pubblico,ma per analizzare un programma bisogna comunque interrogarsi su due ipotesi,soprattutto nel momento in cui l'analisi del programma risultasse incompatibile con il giudizio del pubblico:
è l'analisi fatta del programma a non essere adeguata,oppure sono stati i telespettatori ad interpretare in modo errato il testo televisivo?in entrambi i casi comunque può risultare interessante per ils emiotico confrontarsi con gli studi sociologici ed empirici della televisione,perchè avrebbe l'opportunità di riflettere a livello socio-semiotico su fenomeni importanti,tipo la condivisione delle competenze interpretative comuni. Questo problema, è sorto al centro di un indagine sul pubblico modello il quale lettore modello di Eco,non è il pubblico empirico ma quello presupposto dai programmi. Gli anglosassoni parlano di intended audience pensando al pubblico che il programma vuole raggiungere,per come è confezionato e nelle intenzioni di chi lo produce. I concetti di intended audience e di spettatore modello costituiscono tuttavia un area problematica,che possiamo definire così: indipendentemente da come un programma viene capito dal pubblico, che tipo di spettatore è delineato dal programma stesso?allora,le modalità attraverso cui il pubblico è rappresentato dalla televisione,sono grosso modo due: una implicita e l'altra esplicita. Nella prima,lo spettatore modello saraà caratterizzato da un dato livello culturale,presupposto dal programma per poter essere capito. La seconda modalità invece,e che in tv lo spettatore non è solo presupposto,come invece capita al lettore di un libro. Come tutti sappiamo,lo spettatore da sempre entra nello spettacolo televisivo. A questo punto è chiaro che abbiamo anche uno spettatore modello rappresentato,che funge da simulacro dello spettatore a casa e che spesso viene indotto ad una più alta adesione di ascolto al programma che sta vedendo. Pensiamo ad esempio al noiosissimo "varietà",dove gli ospiti sembrano comunque divertirsi,oppure ad un talk-show dove i partecipanti,rispondono collettivamente a domande banali. E' palese che il comportamento esibito sulla scena del pubblico,è usato dagli autori del programma in modo manipolatorio,per valorizzare il programma e far salire gli ascolti. Successivamente lo studio sul pubblico televisivo presupposto ed esibito dai programmi,si è per esempio sdoppiato in due ricerche: una storica ed una sincronica. La prima studia il cambiamento del ruolo del pubblico televisivo dagli anni cinquanta ai novanta. La seconda invece,analizza il ruolo e la rappresentazione del pubblico in un campione di ottanta programmi trasmessi da ottobre fino a Natale. Con il passare del tempo apparivano sempre più intercambiabili con le persone deputate alla funzione spettacolare. Adesso però sorge un'altro problema: ogni cosa minima veniva esplicitata dai conduttori,ogni nozione sembrava avere una condivisione da parte del pubblico incerta,quindi di conseguenza un discorso televisivo diventava contorto per la ricchezza delle cose cha facevano riferimento a lui stesso. Ad inizio anni novanta la televisione mostrava allo spettatore sullo schermo una specie di concezione multifunzionale della persona,non rispettando la diversificazione per settori del linguaggio e dei ruoli,non utilizzando le classiche persone comuni in base alla loro età,professione,provenienza ecc. In poche parole la formula del programma era diventata più importante dello spettatore. Qui la semiotica procede diversamente dalla sociologia,ovvero non indaga a priori come la televisone rappresenti classi determinate, ma classifica a posteriori,in base a come la televisione stessa raggruppa e descrive le persone. Il mezzo televisivo è visto da alcuni come quel dispositivo per ristrutturare il sociale,oppure come fattore di disgregazione. Altri studi sulla televisione indagano il rapporto fra la testualità e il consumo,fra individuo e collettività ecc. Tanta letteratura sulla fruizione televisiva contemporanea,mette l'accento sul consumo produttivo e sul ruolo attivo del pubblico. Ora bisogna che chiedersi se c'è traccia di tutto questo nel testo televisivo?ecco alcune importanti griglie di analisi:
1-interventi diretti del pubblico
2-carattere dei programmi
3-forme di resistenza del pubblico alle proposte dei conduttori
4-deposizione parziale delle regole
5-trasformazione dei programmi per via di alcune proteste
6-grado di apertura dei programmi
7-possibilità del pubblico,di accedere a tanti mezzi di comunicazione.
le categorie descrittive in generale vannoa costituire i piani dove suddividere i testi nel momento dell'analisi e ognuna di esse prevede un altra articolazione in specifiche categorie operative.
Dopo aver stilato le voci della griglia,comincia ovviamente la fase operativa: si guardano i programmi e si annotano osservazioni ed esempi non più liberamente ma in riferimento alle tante voci della griglia. La stabilità di queste griglie è importante per tutta l'analisi del campione e la coerenza dell'indagine. Cambiare sempre e spesso le carte in tavola rischia di rendere tutto il lavoro abbastanza arduo quando bisogna trarre le conclusioni finali. Per la prima ricerca la grigglia è stata grosso modo questa:
1-principali ruoli attanziali
2-gradi di attività e passività
3-grado di adesione allo spettacolo
4-distribuzione dei ruoli
5-classificazione su basi sociali
6-regime di visibilità
7-diversi regimi percettivi
8-caratterizzazione
9-pricipali ruoli tematici
10-tipi di contratto
11-coversazione
12-livello di verità
13-strategie e manovre
14-performalità di pubblico e tv.
La griglia fu grosso modo questa anche se non è proprio precisa. Cocludo citandovi altre caratteristiche secondo me importanti dello spettatore modello di un programma televisivo che desumo dalla collocazione dello stesso programma nel palinsesto,dove è fondamentale considerare il terget di rete,orario e programma stesso.
Nel caso in cui ci troviamo ad analizzare una sola trasmissione, è chiaro che la griglia di analisi deve per forza considerare e tenere conto del genere a cui appartiene la trasmissione in oggetto. Ad esempio se si tratta di una corsa,sarà importante la procedura di assegnazione dei compiti e delle regole,la presentazione del concorrente come oggetto del saper fare e specialmente la modalità di svolgimento della performance e i risultati.
LUIGI TARASI
è l'analisi fatta del programma a non essere adeguata,oppure sono stati i telespettatori ad interpretare in modo errato il testo televisivo?in entrambi i casi comunque può risultare interessante per ils emiotico confrontarsi con gli studi sociologici ed empirici della televisione,perchè avrebbe l'opportunità di riflettere a livello socio-semiotico su fenomeni importanti,tipo la condivisione delle competenze interpretative comuni. Questo problema, è sorto al centro di un indagine sul pubblico modello il quale lettore modello di Eco,non è il pubblico empirico ma quello presupposto dai programmi. Gli anglosassoni parlano di intended audience pensando al pubblico che il programma vuole raggiungere,per come è confezionato e nelle intenzioni di chi lo produce. I concetti di intended audience e di spettatore modello costituiscono tuttavia un area problematica,che possiamo definire così: indipendentemente da come un programma viene capito dal pubblico, che tipo di spettatore è delineato dal programma stesso?allora,le modalità attraverso cui il pubblico è rappresentato dalla televisione,sono grosso modo due: una implicita e l'altra esplicita. Nella prima,lo spettatore modello saraà caratterizzato da un dato livello culturale,presupposto dal programma per poter essere capito. La seconda modalità invece,e che in tv lo spettatore non è solo presupposto,come invece capita al lettore di un libro. Come tutti sappiamo,lo spettatore da sempre entra nello spettacolo televisivo. A questo punto è chiaro che abbiamo anche uno spettatore modello rappresentato,che funge da simulacro dello spettatore a casa e che spesso viene indotto ad una più alta adesione di ascolto al programma che sta vedendo. Pensiamo ad esempio al noiosissimo "varietà",dove gli ospiti sembrano comunque divertirsi,oppure ad un talk-show dove i partecipanti,rispondono collettivamente a domande banali. E' palese che il comportamento esibito sulla scena del pubblico,è usato dagli autori del programma in modo manipolatorio,per valorizzare il programma e far salire gli ascolti. Successivamente lo studio sul pubblico televisivo presupposto ed esibito dai programmi,si è per esempio sdoppiato in due ricerche: una storica ed una sincronica. La prima studia il cambiamento del ruolo del pubblico televisivo dagli anni cinquanta ai novanta. La seconda invece,analizza il ruolo e la rappresentazione del pubblico in un campione di ottanta programmi trasmessi da ottobre fino a Natale. Con il passare del tempo apparivano sempre più intercambiabili con le persone deputate alla funzione spettacolare. Adesso però sorge un'altro problema: ogni cosa minima veniva esplicitata dai conduttori,ogni nozione sembrava avere una condivisione da parte del pubblico incerta,quindi di conseguenza un discorso televisivo diventava contorto per la ricchezza delle cose cha facevano riferimento a lui stesso. Ad inizio anni novanta la televisione mostrava allo spettatore sullo schermo una specie di concezione multifunzionale della persona,non rispettando la diversificazione per settori del linguaggio e dei ruoli,non utilizzando le classiche persone comuni in base alla loro età,professione,provenienza ecc. In poche parole la formula del programma era diventata più importante dello spettatore. Qui la semiotica procede diversamente dalla sociologia,ovvero non indaga a priori come la televisone rappresenti classi determinate, ma classifica a posteriori,in base a come la televisione stessa raggruppa e descrive le persone. Il mezzo televisivo è visto da alcuni come quel dispositivo per ristrutturare il sociale,oppure come fattore di disgregazione. Altri studi sulla televisione indagano il rapporto fra la testualità e il consumo,fra individuo e collettività ecc. Tanta letteratura sulla fruizione televisiva contemporanea,mette l'accento sul consumo produttivo e sul ruolo attivo del pubblico. Ora bisogna che chiedersi se c'è traccia di tutto questo nel testo televisivo?ecco alcune importanti griglie di analisi:
1-interventi diretti del pubblico
2-carattere dei programmi
3-forme di resistenza del pubblico alle proposte dei conduttori
4-deposizione parziale delle regole
5-trasformazione dei programmi per via di alcune proteste
6-grado di apertura dei programmi
7-possibilità del pubblico,di accedere a tanti mezzi di comunicazione.
le categorie descrittive in generale vannoa costituire i piani dove suddividere i testi nel momento dell'analisi e ognuna di esse prevede un altra articolazione in specifiche categorie operative.
Dopo aver stilato le voci della griglia,comincia ovviamente la fase operativa: si guardano i programmi e si annotano osservazioni ed esempi non più liberamente ma in riferimento alle tante voci della griglia. La stabilità di queste griglie è importante per tutta l'analisi del campione e la coerenza dell'indagine. Cambiare sempre e spesso le carte in tavola rischia di rendere tutto il lavoro abbastanza arduo quando bisogna trarre le conclusioni finali. Per la prima ricerca la grigglia è stata grosso modo questa:
1-principali ruoli attanziali
2-gradi di attività e passività
3-grado di adesione allo spettacolo
4-distribuzione dei ruoli
5-classificazione su basi sociali
6-regime di visibilità
7-diversi regimi percettivi
8-caratterizzazione
9-pricipali ruoli tematici
10-tipi di contratto
11-coversazione
12-livello di verità
13-strategie e manovre
14-performalità di pubblico e tv.
La griglia fu grosso modo questa anche se non è proprio precisa. Cocludo citandovi altre caratteristiche secondo me importanti dello spettatore modello di un programma televisivo che desumo dalla collocazione dello stesso programma nel palinsesto,dove è fondamentale considerare il terget di rete,orario e programma stesso.
Nel caso in cui ci troviamo ad analizzare una sola trasmissione, è chiaro che la griglia di analisi deve per forza considerare e tenere conto del genere a cui appartiene la trasmissione in oggetto. Ad esempio se si tratta di una corsa,sarà importante la procedura di assegnazione dei compiti e delle regole,la presentazione del concorrente come oggetto del saper fare e specialmente la modalità di svolgimento della performance e i risultati.
LUIGI TARASI
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